Mostra StudioA Milano 1976

ERY VIGORELLI

E’ un periodare nuovo ed esclusivo, una sorta di moto ondoso, di geometrie fantastiche, di dissonanze uguali e diverse.

Questa giovane, ardente, e già valida pittrice, ha le carte in regola per imporsi.Se osserviamo, in visione panoramica, le opere di Marina Carboni, si nota una personalità espressiva inquieta, che attinge a ispirazioni mutevoli, persino antitetiche. Ad un periodo artistico denso di significati esistenziali, suffragati da motivazioni surreali, da figurazioni drammatiche, tese, imploranti quasi, l’avvento della catarsi, del diluvio liberatore, è succeduto un linguaggio che, a mio modesto avviso, si rifà alla forma, ai suoi ritmi, alle sue evanescenze. I ‘ un periodare nuovo ed esclusivo, una sorta di moto ondoso, di geometrie fantastiche, di dissonanze uguali e diverse, alle quali questo e certo     sovrintende un singolare buongusto cromatico e un segno dolce ed incisivo ad un tempo.

 

STUDIOA 1976Marina Carboni non contesta il proprio passato, ma neppure nutre di esso nostalgia. Del resto, è tipico dell’artista impegnato finire, per ricominciare. Altrimenti, si vegeta, ci si formalizza, per essere incasellati, classificati a livello di mercato. Guardiamoci attorno, e subito costatiamo, dolorosamente, che pittori, potenzialmente dotati di ingegno, non appena « scoperta » la formala ad hoc (quella che fa vendere, voglio dire) hanno sacrificato ingegno e ispirazione alla catena di montaggio. Ben dunque, i giovani ricchi di temperamento, magari anche arrabbiati, come Marina Carboni, che operano per vocazione, al servizio dell’arte.

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