ART ESCAPE 2018 – Venezia

“Uomo libero, sempre amerai il mare! E’ il tuo specchio il mare:ti contempli l’anima nell’infinito muoversi della sua lama. E il tuo spirito non è abisso meno amaro.” Charles Baudelaire, L’uomo e il mare – L’omme et la mer (Les fleursdu mail – Spleen et ideal).

Sin dall’antichità, il mare ha sempre rivestito un fascino particolare nella vita dell’uomo. Una relazione con il sogno, con l’inconscio che si rivela in tutta la sua essenza e pregnanza.

Un viaggio a “rebours” verso le origini del mondo, alla ricerca dell’elemento acqua come essenza di vita e dell’esistenza stessa. La sua profondità, la forza evocatrice dei suoi enigmi, un’infinità di impulsi e di interrogativi che emergono, come se lo specchio dell’acqua fosse quello dell’animo umano. Un ambiente, senza spazio né tempo, depositario di tesori, avventure e misteriose leggende.

La sua immensità rappresenta l’alfa e l’omega per l’eternità, l’elemento che congiunge con un’esistenza ultraterrena, come affermava Arthur Rimbaud nelle poesia L’Eternitè: “L’ho ritrovata. Che cosa? L’Eternità. E’ il mare che si congiunge con il sole”.

L’universo scenico e introspettivo di Marina Carboni comunica nell’immediato “rivelazione” poiché la sua creatività diviene poesia come manifestazione simbolica di una natura che si offre, con generosità, attraverso le sottili trame che sottendono l’esistenza.

Osservando le sue tele abbiamo la percezione dell’indeterminatezza delle cose e di come noi, esseri umani, siamo delle creature fragili e non padroni del nostro destino. Linee, forme in perenne trasformazione. Ogni elemento, ogni volto, ogni sentimento segue il sinuoso ondeggiare e fluire del cambiamento.

La sua pittura agisce per alternanze e giustapposizioni che scavano nelle radici culturali delle grandi correnti artistiche della storia dell’arte italiano: costruzioni compositive artificiose e complesse quasi spettrali di stampo “Manierista” unita ad una timbrica tonale più intimista echeggiante il novecentesco gruppo dei “Sei di Torino”.

Le sue tele rappresentano un cammino emotivo ed esperienziale dove l’artista intende stabilire un dialogo, una corrispondenza profonda tra il suo “altro sé” e lo spettatore.

Dietro l’alternanza e la delicata texture cromatica delle superfici dipinte ricorre sempre un segno che esplica e avvalora il senso della sua meditazione e ricerca estetica: il cerchio.

Simbolo di perfezione e armonia privo di angoli, di spigoli e di rotture: sintesi di perfezione assoluta. Quello che però affascina ed entusiasma nell’interpretazione della Carboni non è l’idea di una nuova forma ma di un’altra dimensione e percezione. Non c’è quindi un inizio e una fine. Tutto cambia, si evolve, si trasforma. Occorre sempre, senza limiti e pregiudizi, aprire la mente e lo sguardo verso nuovi orizzonti.

FRANCESCA BONCOMPAGNI

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