Mostra L’incontro 1973

IDAMARIA BALESTRERI

E’ possibile, anzi è probabile che queste opere di Marina Carboni siano soltanto la continuazione di un suo iter operativo basato sull’essenza di immagini ibride, immerse in uno spazio denso di sospensioni ossessive.

Infatti la Carboni prosegue la sua indagine al di là della nostra concreta esistenza. Fruga nei grovigli oscuri di un mondo ai confini dì una dimensione sensoriale, e ci propone una visione tesa fra organico e inorganico, svelando una verità che pochi possono affrontare.

L’uomo posto di fronte alle sue angosce, alle sue paure, alle sue inquietudini, smarrito nel caos di un destino pieno d’imprevisti e di aggressioni dalle quali difficilmente riesce a sottrarsi.

MOSTRA L'INCONTRO

La Carboni sembra sollecitata dall’impasto delle sue emozioni e dal travagliato germinare della sua fantasia a dar vita ad un linguaggio serrato e intenso. Ed è questa la ragione per cui il suo episodico racconto si svolge in un clima surreale, dove le simbologie si dilatano in una fluidità espressiva di ombre metamorfiche. La scarnificazione degli elementi umani ritrova una sostanza primordiale, che può ricongiungersi con avvenimenti futuri stabiliti da strutture corrose e filamentose. La parte centrale di queste strutture si presenta sempre legata ad un elemento centrale, quasi non riuscisse a distaccarsi da una realtà oggettiva.

L’abilità della pittrice consiste nel saper accostare con una volumetria, che potremmo definire lirica, le gamme della sua cromia articolata su toni ora drammatici, ora allucinanti.

Per una giovane pittrice come Marina, il traguardo è arduo, ma pieno di stimolanti attrattive. Liberata ormai da una certa durezza e angolosità stilistiche, le sue forme assumono una stesura più compiuta e controllata. C’è una distensione segnica che chiarisce l’ambiguità di una fragile realizzazione dell’opera e c’è la coscienza del proprio intendimento che appiana l’angoscia creativa. E infatti una maggiore pulizia cromatica e una più sicura rappresentazione tecnica, le permettono soluzioni solidamente motivate e divagazioni grafiche d’indiscusso valore.

Impegnata su questa strada, Marina Carboni non teme di perdere i suoi veicoli comunicativi che del resto sfociano in una figuratività larvata e sfatta, ma sempre sorretta da una sintesi del tratto, da una materia filtrata intrisa di suggestivi significati.

 

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